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Penso che la maggior parte dei lettori di questo Blog abbia familiarità con le regole della grammatica Italiana riguardo l'uso di maiuscole e minuscole.  Ecco comunque un link per un ripasso veloce:

http://www.grammaticaitaliana.eu/uso_delle_maiuscole.html  

La ragione di questa breve lezione però non ha a che fare con l'uso tipico delle maiuscole, quanto invece con un uso molto inusuale. Mi sto riferendo all'uso di una maiuscola all'interno di una parola, come ad esempio, "vorrei dirLe".   Non ho, onestamente, mai incontrato questo tipo di uso durante i miei diciotto anni di scuola in Italia. Ciò nonostante, nei test o nelle traduzioni di altri traduttori qui su Gengo, di tanto in tanto, noto e correggo questo uso.  Poiché più di una persona ne fa uso, ho deciso di fare una piccola ricerca online per vedere se esistono delle regole a riguardo.

Dopo avere letto vari siti, alcuni dei quali elenco qui sotto, sono arrivato alla decisione di continuare a correggere questo tipo di uso che, pur non essendo grammaticalmente scorretto, viene, nella maggior parte dei casi, ritenuto eccessivamente formale e pesante. Non credo che il tipo di testi che vengono tradotti sul sito Gengo, necessitino di questo uso altamente formale.

Spero i risultati della mia ricerca vi siano utili e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate.

  • La pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Maiuscolo_e_minuscolo#Pagine_correlate    non fa alcun riferimento a questo tipo di uso delle maiuscole.
  • Nessuna traccia di liceità è però possibile invocare relativamente all'uso della maiuscola dentro la parola (farLe presente, pregarLa, invitarLa, chiederLe). Chi vuole le usi pure all'inizio (La prego, Le chiedo) ma per carità eviti di inserirla all'interno delle singole parole. A meno di voler dare alla lettera un gusto stantio, neppure sorretto dal fumus della grammatica. (Estratto da: http://www.ilcerimoniale.it/index.cfm?fuseaction=app.archivioSM&tabella=1&id=97)
  • Come in parte abbiamo visto con le parole stato e paese esistono casi in cui le maiuscole assumono un senso di devozione, sono maiuscole reverenziali, il cui uso è assolutamente discrezionale. Si tratta di parole intere come papa, presidente, re, ministro… oppure di maiuscole presenti all’interno di alcuni termini a sottolineare i pronomi personali intesi in senso formale (Vorrei augurarLe un buon Natale). (Estratto da: http://www.grammatica-italiana.it/maiuscole.html)
  • L'uso moderno ha portato una diffusione nell'utilizzo soprattutto per quanto riguarda comunicazioni formali e corrispondenza commerciale (es. in merito alla richiesta da Lei inviata) estendendone l'adozione anche ai pronomi (es. colgo l'occasione per porgerLe cordiali saluti). La spiegazione dei grammatici risiede nel fatto che "la terza persona di cortesia, singolare e plurale, nell’uso scritto richiede l’iniziale maiuscola per evitare confusione con l’uso delle terze persone ordinarie, e che tale uso si estende alle forme degli aggettivi possessivi (Suo, Sua, Loro) e dimostrativi clitici (La, Li) e alle forme pronominali oblique (Le, Loro; rarissimo il plurale Glielo e simili)"  (Estratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Maiuscolo#Maiuscola_reverenziale
  • Le lettere commerciali sono molto formali, una di queste formalità è di utilizzare sempre l'iniziale maiuscola quando si usa un pronome o una particella pronominale in relazione al ricevente:
    es. ...come Le accennavo... - Vi alleghiamo la seguente...

    L'intento chiaramente è di dare importanza alla persona e/o all'azienda cui la lettera è indirizzata.

    Non sono pochi i casi in cui è possibile incontrare situazioni del genere:
    certi di averVi fatto... - vorrei poterLe assicurare che...

    Personalmente trovo che questo tipo di utilizzo delle maiuscole renda il testo pesante, fin troppo ossequioso, eccessivamente formale. Oltre a questo, che è un punto di vista personale, è anche grammaticalmente scorretto?   

[...]

Ciao a tutti.

Mi trovo spessissimo a dover fare scelte riguardanti i livelli di formalismo da adottare nella corrispondenza, per ragioni di lavoro.

Mi sono imposta le seguenti regole:
- ho totalmente bandito l'uso di riportare la maiuscola all'interno del verbo (non invitarLa, ma invitarla; non scriverVi, ma scrivervi, etc.);
- evito la maiuscola per ogni messaggio di posta elettronica (il mezzo è rapido e sufficientemente informale da permettere uno sfrondamento da tante infiocchettature).

Non mi è mai capitato di scrivere al Presidente della Repubblica al quale dedicherei un sacco di maiuscole.
Infatti credo che riserverei il formalismo spinto solo alla corrispondenza con qualcuno di davvero illustre.

(Estratto da discussione su: http://forum.wordreference.com/showthread.php?t=822626)   

14 comments

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    Laura Hit

    Ciao a tutti,

    premetto che al momento non mi sono ancora trovata nella situazione di dover tradurre lettere formali in italiano, ma volevo riportare la mia esperienza.

    Durante un corso di formazione professionale finanziato dalla Regione Veneto (a.s. 2000-2001), studiando la corrispondenza commerciale, la nostra insegnante ha sottolineato che, per quanto nell'uso comune le lettere maiuscole avessero perso l'importanza di "una volta", nell'uso commerciale erano ancora diffuse e necessarie (come detto sopra negli ultimi due punti).

    Il suo suggerimento era di usarle sempre nel caso di rapporti con clienti o fornitori Britannici, per i quali la formalità è d'obbligo per il mantenimento di buoni rapporti. La seconda regola che ci chiedeva di rispettare, era di usare le maiuscole in tutti i casi in cui la lettera terminava con "Distinti Saluti".

    Ho trovato riscontro a quest'ultima cosa anche nel corso dei miei studi in economia e successivamente nel mio lavoro in Italia, dove non era previsto l'uso della posta elettronica in via esclusiva, ma anche l'invio della regolare posta, o di fax, era la quotidianità.

    La mia idea sarebbe quindi di valutare caso per caso, senza dare per scontato che si stia traducendo una e-mail, per la quale non c'è dubbio che vada usato un tono più informale. La corrispondenza commerciale ha delle regole precise, seppure non strettamente legate alla grammatica. Tutto ciò premettendo che però non conosco il genere di traduzioni che possano capitare su Gengo.

    Laura

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    mirko

    Sadly (or luckily?), Italian doesn't have an institution that watches over its rules and their evolution over time, as in France or Germany, for instance. The closest thing to it is, AFAIK, the "Accademia della Crusca", and what they say about this particular topic is: "Sarà bene aggiungere che la terza persona di cortesia, singolare e plurale, nell'uso scritto richiede l'iniziale maiuscola per evitare confusione con l'uso delle terze persone ordinarie, e che tale uso si estende alle forme degli aggettivi possessivi (Suo, Sua, Loro) e dimostrativi clitici (La, Li) e alle forme pronominali oblique (Le, Loro; rarissimo il plurale Glielo e simili)." (http://www.accademiadellacrusca.it/en/italian-language/language-consulting/questions-answers/pronomi-cortesia which was also quoted in the Wikipedia excerpt you posted).

    That means capitalization in courtesy pronouns does have a specific reason to be and plays a specific role, as, for instance, “In quell'occasione le avevamo detto che desideravamo inviarle un regalo” conveys a different meaning than “In quell'occasione Le avevamo detto che desideravamo inviarLe un regalo”. Therefore, it's actually not about 'giving importance' to the person you're addressing. This said, we can argue about whether the capital letter here is really necessary or not in order to tell to whom the pronoun is referring to, but then we could also say, for instance, that the apostrophe in “dà” used as a verb in order to tell it apart from “da” used as a preposition is usually superfluous, as we can easily say which is which by the context they're used in...

    Additionally, you say that capital letters in this case make the text 'too heavy', but I actually don't think so... I mean, all that changes is the 'size' of a single letter in a word, and I don't see how that can affect syntax, and therefore, readability... It's the formal style itself that can make a text 'heavy', unnatural and convoluted, but that's just the way it is, regardless of upper and lower case. It's the very same difference there is in the spoken form between a friendly and colorful chat with your buddies in front of a cold beer and an interview for a job in corporate office with somebody you never met before. Only difference is you can't see the caps there, but you can probably 'feel' them nonetheless...

    I believe capitalized pronouns are still commonplace in business correspondence and much more so in bureaucratic copy (please also see this: http://www.achyra.org/cruscate/viewtopic.php?t=1323), but, at any rate, I don't think you should in any way consider it as an 'error' (quite the contrary, actually) just because you don't like it, or however use it in order to 'subtract points' when you're evaluating someone else's translation. It is very true that language is alive and is continuously evolving, but then, at some point we could come to the conclusion that using emoticons, other symbols and abbreviations in business correspondence, court papers, academic papers, etc. is acceptable, because they're widely used elsewhere... As in: Mark T. Bradshaw Jr., President and CEO, xoxo ;)

    I think Laura is right, and the use of capitalized pronouns should be judged on a per case basis, but actually not per se, but in connection with the actual need for a formal register. Of course, if I were translating a letter where Mary is telling her Italian boyfriend Luca that she's dumping him, then I would probably come to the conclusion that the use of a capitalized “Lei” to translate “you” wouldn't be the best of choices, but the real issue there would lie in the use of the formal register in the first place, and certainly not in the use of the capital letter for the pronoun(s)... (other translators' opinions here: http://www.proz.com/forum/italian/130028-forma_di_cortesia_con_la_minuscola_o_la_maiuscola.html#1079021)

    That's my two (hundred) cents.

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    captnemo

    Carissimi colleghi,

    A volte (direi spesso), soprattutto all'interno di lunghe liste che finiranno su Facebook o Twitter, o traducono messaggi e comandi per l'Iphone, si riscontrano termini con iniziale maiuscola che sarebbero errati anche in Inglese. In realtà sono secondo me una forma di linguaggio performativo, cioè quando si usa il linguaggio per un comando (più o meno). Inoltre fanno parte di quella nicchia nuova che è il tecnichese applicato agli smartphone.

    Comunque, io ne capisco il senso (dare enfasi a certi termini che devono assumere una valenza particolare).

    La domanda è, in riferimento all'uso delle maiuscole, come tradurli? Lasciare la maiuscola o seguire le regole dell'Italiano?

    La stessa cosa si potrebbe dire della punteggiatura.

    Spero di essere riuscito a fare un quadro di quello a cui mi riferivo. Mi farebbe piacere leggere qualche opinione a questo riguardo.

    Saluti,

         Marco

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    captnemo

    Credo che un argomento connesso a questo tema generale possa essere il seguente: Pragmatica.

    Da Wikipedia:

    "La pragmatica studia in particolare gli enunciati, che si compongono a loro volta di sintagmi, solitamente nel contesto delle conversazioni.

    In pragmatica si tende a fare distinzione tra significato dell´enunciato e intenzione del parlante. Il significato dell´enunciato è il suo significato letterale, mentre l´intenzione del parlante è il concetto che il parlante tenta di trasmettere.

    La capacità di comprendere il significato inferito da un altro parlante viene definita competenza pragmatica."

     

    Accedete :) ai seguenti collegamenti

    http://it.wikipedia.org/wiki/Linguistica_pragmatica

    http://it.wikipedia.org/wiki/Performativo_(atto_verbale)

    però poi uscite :)

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    mirko

    @Marco

    Leaving linguistics aside (which is a boundless field, and I fail to see how it fits in), I'm actually not sure I understand what you're exactly referring to... Usually, and as far as I know, long lists of terms (separated by a comma) are used as "keywords" in specific pages, so that a user who looks for one or more of those terms in a search engine will (hopefully) be presented with a link to that page, so in those cases I think it makes no difference whether they're capitalized or not, since they're not actually part of a sentence. As for UI elements, I always use capitalization, but I think that's the rule, rather than a matter of opinion... (e.g. "Cancel" - "Annulla", "Edit" - "Modifica", "Close" - "Chiudi", etc.). If those UI terms are used within a sentence, as in instructions to do something, as in "Premi il pulsante Modifica per apportare delle modifiche al file", I still think they should be (and that they usually are) capitalized, as they're specifically referring to the above mentioned UI elements (which are in their turn capitalized).

    Sorry if that's not what you were referring to.

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    captnemo

    Let's narrow it.

    In English titles are written in capital letters for every word (sort of like capital letters for names in German) - often, always, sometimes?! -.

    Let's say I am often translating titles from English into Italian. How do you correctly translate such a title into Italian (with regard to capital letters).

    Maybe I am cutting a poor figure because I don't know very well this rule, but also I would like to know what is common practice (averagely used) in such cases.

    I chose a generic example.

     

    Example :

    ^ Buytaert, J.A.N.; E. Descamps, D. Adriaens, J.J.J. Dirckx (2012). "The OPFOS Microscopy Family: High-Resolution Optical Sectioning of Biomedical Specimens"Anatomy Research International 2012: 206238(1–9).


    Translation:

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    smeeko

    Hello everybody!

    This is Enrico Contolini (EN>IT Managing Translator).

    First of all, I was the original author of this post. I apologize that my "signature" did not appear in the original message.

     I appreciate all the input that you have provided. I would like to point out that my entry was related only to the "issue" of the use of capital letters WITHIN (INSIDE) a word, for example in  "vorrei dirLe".   It seems like the discussion has moved away from the original subject of my post. I apologize if I was not clear.  

    As I stated above, I think that: "questo tipo di uso che, pur non essendo grammaticalmente scorretto, viene, nella maggior parte dei casi, ritenuto eccessivamente formale e pesante. Non credo che il tipo di testi che vengono tradotti sul sito Gengo, necessitino di questo uso altamente formale."

    I do agree though that the use should be evaluated on a case to case basis.

    Anyway, I hope this helps. Feel free to continue the discussion. :)

    Enrico

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    captnemo

    E' colpa mia. Ho approfittato della somiglianza per parlare di qualcos'altro.

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    smeeko

    Nessun problema, "captnemo" - nice nickname, by the way.

    But, what do you think of the issue I brought up?

    Enrico

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    captnemo

    The issue you have raised is an important one and i will refer to this thread in case of need.

     

    Marco

     

    ps.

    Committing the crime of going out of topic again, I profit briefly again to add that I hope to see a post about the synthetic language of Iphone, apps,  and social network, and other modern environments and contexts, which honestly gives me more problems.

    Loner gerunds, capital letters here and there

    And other less high problems of a daily routine.

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    smeeko

    Grazie, Marco. I have taken note of your request.

     

    Enrico

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    mirko

    Hi Enrico,

    Well, the "dimostrativi clitici (La, Li)" referred to in the text we both quoted, are indeed also located within a word, as in the example you yourself made ("vorrei dirLe"). Additionally, this brings up another closely related matter. If you think capital letters for courtesy pronouns are fine when such pronouns are not used as affixes (e.g. "Per questo motivo, La prego di comunicarmelo appena possibile"), then I think that not using them when they're inside a word would be a rather glaring inconsistency in style (e.g. "Per questo motivo, La prego di comunicarmelo appena possibile, altrimenti non saremmo in grado di aiutarla con la Sua richiesta.").

    A much more articulated analysis also covering this topic can be found here: http://www.treccani.it/enciclopedia/pronomi-allocutivi_%28Enciclopedia_dell%27Italiano%29/

    A couple quotes:

    "Per convenzione la grafia maiuscola di Voi, Vi, Lei, Le, Loro segnala nella lingua scritta i pronomi allocutivi detti di cortesia per distinguerli dai pronomi personali di seconda (voi, vi) e terza persona (lei, le, loro) non di cortesia."

    and

    "Nell’italiano contemporaneo la scelta del pronome allocutivo e delle forme congruenti (titoli, accordo verbale, verbi modali, formule di vario genere) è determinata dal contesto (formale o informale) in cui si realizza il dialogo e dal tipo di relazione esistente tra parlante e ascoltatore. Quest’ultimo è regolato dalla combinazione di due parametri interazionali: simmetria / asimmetria e confidenza / distanza, che si possono illustrare con le due situazioni seguenti:

    (a) se i due interlocutori sono su un piano di parità comunicativa si ha un rapporto simmetrico: di conseguenza si ha l’uso dello stesso sistema allocutivo; se invece uno dei due è in posizione di maggior potere comunicativo si ha un rapporto asimmetrico, cioè ad es. l’uso di tu da parte del superiore e di Lei da parte dell’inferiore;

    (b) la relazione simmetrica può realizzarsi sia al livello della confidenza (o solidarietà) con il tu reciproco, sia al livello della distanza con il Lei reciproco; la distanza caratterizza un incontro tra estranei o il rapporto tra persone che, pur conoscendosi, hanno ruolo sociale diverso."

    and, as an example:

    "(8) [messaggio elettronico da laureanda a docente e risposta, 17 giugno 2009]

    MR. Gent.ma prof.ssa, innanzitutto La ringrazio per la celerità con cui ha corretto il terzo capitolo.

    Ho dato un’occhiata ai Suoi commenti, se Lei è d’accordo preferirei provvedere a correggere secondo le Sue indicazioni dopo aver ultimato la scrittura di introduzione e conclusione.

    Nel caso alcuni punti relativi alle Sue indicazioni non mi fossero chiari provvederò a contattarLa via mail."

     

    The main point I wanted to make with my first post, however, was that I absolutely believe this should not be considered something to 'correct', as you initially stated (nor taken into consideration to lower the 'grade' of a translation), unless it's the courtesy form as a whole to be out of place in a given context.

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    captnemo

    I apologize for having made a little confusion with previous out of topic comments.

     

    Con il punto di vista dell'ultimo commento, di Mirko, direi che la distinzione potrebbe essere utile in alcuni casi. Quindi in effetti l'uso della maiuscola all'interno di parola non dovrebbe essere corretto. L'evenienza sarebbe sicuramente rara, ma possibile, di trovarsi nella situazione di dovere disambiguare, per esempio, tra

    dirLe e dirle

    dove il primo Le è la particella abbreviativa e contratta per forma di cortesia Lei (che è in sostanza una seconda persona singolare formale) - probabilmente in un dativo vestigiale: dire "a Lei" = dirLe

    e il secondo le rappresenta la terza persona singolare lei (sempre nel dativo vesitigiale a lei . entrambi i lei sono complementi di Ella) 

    Frase esempio (a quick one). Il primo Lei è un importante medico, il secondo lei una paziente. Chi scrive è un altro medico che ha eseguito una procedura diagnostica

    "Volevo chiederLe di comunicarle che l'esame ha dato esito negativo."

    Naturalmente questa frase per esistere ha bisogno di un testo precedente con nomi a cui riferire i pronomi

     

    Speriamo che questa volta ero "focused on target"

     

    Saluti,

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    captnemo

    mi sono riletto

    "non dovrebbe essere corretto"

    Cioè dovrebbe esserlo 'corretto'! :) Doppio senso di corretto: part. pass. di correggere e come sinonimo di giusto.

    Il linguaggio è amico e nemico al tempo stesso; o lo ami o lo odi...

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